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Prendersi cura delle ossa, un passo importante per prevenire l’osteoporosi

Prendersi cura delle ossa, un passo importante per prevenire l’osteoporosi

8 min
di Lorenzo Cavaleri

Che cos’è l’osteoporosi?

“La malattia delle ossa fragili” ovvero l’osteoporosi è una malattia sistemica progressiva dello scheletro. Essa è caratterizzata dalla riduzione della densità minerale ossea e da alterazioni microstrutturali del tessuto osseo.

Questi due fattori provocano un aumento della fragilità dell’osso e, di conseguenza, un aumento del rischio di fratture, anche a seguito di traumi lievi.

Da cosa è composto l’osso?

Il tessuto osseo è costituito da tre componenti: la prima è organica detta anche matrice ossea che conferisce struttura, elasticità e resistenza, ed è formata per lo più da collagene.

La seconda è una componente cellulare, gli osteoblasti, responsabili della formazione e deposizione di nuovo osso, gli osteoclasti deputati alla distruzione e al riassorbimento dell’osso vecchio e gli osteociti che regolano questi due processi.

Infine una componente minerale, cristalli di calcio e fosforo, magnesio e altri elementi che si depositano tra le fibre della matrice ossea. Sono proprio questi sali minerali che rendono l’osso duro, compatto e resistente. 

Perché le ossa diventano fragili?

Per tutta la vita l’osso è soggetto ad un rimodellamento che risulta dai processi di riassorbimento e apposizione, a opera, rispettivamente degli osteoclasti e osteoblasti.

In condizioni fisiologiche dalla nascita fino ai 30 anni prevale la formazione quindi la massa ossea aumenta. Questo accrescimento è più rapido fino all’età puberale quando si raggiunge il 60% del picco, rallenta poi fino ad arrestarsi tra i 20 e 30 anni. Segue un periodo di sostanziale equilibrio tra riassorbimento e nuova formazione. In età avanzata il riassorbimento inizia a prevalere non essendo bilanciato da una formazione di pari entità.

La velocità della perdita di massa ossea è tuttavia assai variabile da persona a persona. Il picco di massa ossea rappresenta dunque il nostro patrimonio di partenza. Ed è evidente che quanto è maggiore il grado di mineralizzazione raggiunto tanto più tardive saranno le manifestazioni dell’osteoporosi.

Come ci si accorge di avere l’osteoporosi?

Questa malattia ha un esordio subdolo perché spesso si sviluppa in maniera silenziosa senza dare segni per molti anni e nella prima fase della malattia il paziente non presenta sintomi. Con il passare del tempo può verificarsi una postura incurvata, un calo della statura e per ultimo le tipiche fratture da fragilità ossea.

Purtroppo queste fratture esordiscono improvvisamente e sono indice di una malattia in stato avanzato. 

Come si diagnostica l’osteoporosi?

La diagnosi di osteoporosi è essenzialmente strumentale. La tecnica più affidabile è la densitometria ossea o mineralometria ossea computerizzata (MOC). Tuttavia entro certi limiti e quando la malattia è avanzata, si può fare diagnosi anche mediante radiologia convenzionale.

La densitometria ossea è una procedura non invasiva mediante la quale si misura, indirettamente, il contenuto di calcio nell’osso, prevede l’utilizzo di raggi X, ma a dosi molto inferiori di quelle di una radiografia, per cui si tratta di un esame sicuro e che si può ripetere nel tempo.

La prevenzione è la cura

Nonostante le componenti ereditarie rilevate nelle casistiche di osteoporosi siano tra l’80 e il 90% nelle donne e attorno al 60 – 70% negli uomini ciò non implica che fattori ambientali e legati allo stile di vita non possano giocare un ruolo importante nel prevenire o rallentare la progressione della malattia.

Il ruolo dell’alimentazione nell’osteoporosi è molto importante perché correlato principalmente al giusto apporto di calcio e in minor misura anche di vitamina D.

Per quanto riguarda le cure farmacologiche, esistono diversi farmaci per il trattamento dell’osteoporosi spetta al medico valutare specificatamente caso per caso il percorso migliore. 

Perché il calcio e la vitamina D sono così importanti per le nostre ossa?

Il calcio, oltre a essere il principale costituente della nostra matrice ossea, è essenziale nel processo di coagulazione del sangue, nel meccanismo di contrazione muscolare, attiva e regola diversi enzimi e molto altro. L’aspetto quantitativamente più importante è senza dubbio quello di far parte della struttura delle ossa.

Assumere una giusta quantità di calcio è fondamentale per avere ossa forti e mantenere quel picco di massa ossea formatosi da giovani, da cui dipende la robustezza del nostro scheletro. Il modo fisiologico e raccomandabile per una corretta assunzione di calcio è quello di introdurlo con l’alimentazione.

Secondo la società Italiana di Nutrizione Umana, la quantità giornaliera media di calcio varia da 500 mg (il minimo indispensabile per compensare le perdite quotidiane attraverso le urine) a 1100 mg, a seconda dell’età.

Il fabbisogno medio quotidiano di calcio varia con l'età. È più alto nei giovani, nelle donne in gravidanza o durante l’allattamento e dopo la menopausa. La fonte principale di calcio per l’uomo è quindi la dieta. Gli alimenti ricchi di calcio sono il latte e i prodotti caseari, i vegetali a foglie verdi e il pesce.

L’apporto giornaliero con la dieta è stimato attorno a 1,2 g di cui solo 1/3 effettivamente assorbito. L’assorbimento del calcio avviene a livello dell’intestino tenue con un meccanismo attivo dipendente dalla presenza di vitamina D3. L’escrezione di calcio avviene attraverso i reni, l’intestino e il sudore; solitamente con le urine si eliminano circa 250 – 300 mg di calcio al giorno.

Ruolo importante nel metabolismo del calcio è giocato dalla vitamina D

La vitamina D è una vitamina liposolubile e sostanzialmente si presenta sotto due forme: la vitamina D2 (ergocalciferolo) che viene assunto con il cibo, e la vitamina D3 (colecalciferolo) che viene sintetizzata dall’organismo, soprattutto mediante l’assorbimento dei raggi del sole.

La vitamina D è poco presente negli alimenti ad eccezione dell’olio di fegato di merluzzo e in minor quantità in alcuni pesci grassi, latte e derivati, uova, verdure verdi e fegato.

Il fabbisogno medio di vitamina D varia in base all’età, si va dalle 200 unità al giorno per i bambini e gli adulti fino a 50 anni, alle 400 unità per persone dai 50 ai 70 anni fino alle 600 unità per le persone con più di 70 anni.

Prevenire l’osteoporosi si può e si deve, prendendoci cura delle nostre ossa fin da quando si è giovani con una dieta corretta, assicurando un giusto apporto di calcio e vitamina D, mantenendo un peso forma adeguato con una regolare attività fisica e evitando il consumo di alcolici e sigarette.

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